imagesIl tempo per leggere, come il tempo per amare, dilata il tempo per vivere.

Questo libro è un prezioso strumento che aiuta, dal genitore all’insegnante, a comprendere il difficile rapporto dei ragazzi con i libri e le ansie e le frustrazioni che a volte suscitano.

Questo saggio, scritto nel 1992, è uno straordinario omaggio alla lettura e, decisamente, una gradevole testimonianza della passione che il nostro Pennac profonde nel difficile mestiere della insegnamento, mestiere che, per altro, ha svolto per ventotto anni in un liceo parigino. Proprio dalla grande attenzione che la autore ha sempre dedicato ai giovani nel corso della sua carriera, deriva l’oggetto di questa opera che, naturalmente, non poteva non rivolgersi soprattutto a due grandi categorie di pubblico: i genitori e gli insegnanti (anche se la parte finale è ampiamente dedicata al lettore in generale).
Il testo parte subito con una secca premessa:

Il verbo leggere non sopporta l’imperativo, avversione che condivide con alcuni altri verbi: il verbo amare il verbo sognare.

Queste due righe saranno le fondamenta sulle quali reggerà l’intero trattato. Proprio così, come non si può obbligare qualcuno ad amare o a sognare, tanto meno si può obbligarlo a leggere! Ne ci si può trincerare dietro i soliti luoghi comuni secondo i quali i ragazzi di oggi sarebbero figli della loro epoca dominata dal consumismo e dalla televisione, telespettatori passivi che fruiscono di pillole preconfezionate di immagini, suoni, atmosfere con musiche di sottofondo, bruciando terreno all’immaginazione. E spesso, purtroppo, neanche la scuola, con i suoi programmi anacronistici, riesce a colmare le distanze tra i ragazzi e la lettura. Propinare schede di commento col rispetto di una scadenza significa svilire l’interesse, soffocare ogni tentazione di sogno, spegnere quell’aura di intimità attraverso cui il lettore innalza il proprio spirito. Proprio per questo Pennac insiste molto sul concetto di gratuità: la lettura di un libro dovrebbe essere concessa gratuitamente senza richiedere alcuna contropartita, senza pretendere di inculcare alcun sapere, fin dall’infanzia.